venerdì 16 novembre 2012

Paperino e gli acquisti pre-elettorali


Ci si interroga spesso su cosa vuole il mercato (cioè noi ridotti per semplicità a compratori di merci, idee e stili di vita), che cosa chiede il mercato, che messaggi mai ci mandi e che cosa esso desideri senza ancora sapere di desiderarlo.
Un paper-tè, con uno spruzzino di latte, gentilmente.
In teoria per questo esistono gli uffici marketing, gli spin doctor e i ricercatori di mercato che tentano non così scientificamente quanto vorrebbero, ma piuttosto per meccanismi di prova ed errore di accumulare conoscenze e dati di varia origine utili alla propagazione di una merce, di un'idea, di uno stile di vita o, nel miglior dei casi, a dare al mercato quello che vuole.

In società piacevoli ma chiuse, società senza tempo e di diffuso benessere, con qualche vecchio capitalista al vertice ma tanto sano buon senso alla base che ne limita l'ingordigia, anche senza vera offerta va bene. L'esempio più noto di comunità di questo tipo si chiama Paperopoli, sorridente cittadina - ma all'occorrenza anche riducibile a piccolo borgo o estensibile a metropoli - dove la qualità della vita è tutto sommato molto alta, c'è posto per tutti, poco stress e, in virtù di questo, l'incredibile lunghezza della vita media è allo studio della comunità scientifica.

Quando il cittadino medio di Paperopoli, chiamiamolo magari Paperino - così un nome a caso - va al mercato, che sarà certamente uno soltanto e conosciuto a tutti, egli troverà esattamente tutto quello che cerca e sa di desiderare lì, già pronto sulle bancarelle. Senza bisogno di prendere un'auto o un treno e andarlo a cercare fuori dalla sua cittadina ben conosciuta, dove peraltro non ci si annoia mai. 
Senza bisogno di chiedersi come mai i notabili del posto sono sempre quelli, lo scienziato è sempre quello e uno soltanto, il professore sempre quello, il vicino di casa, i ladri sono sempre quelli, gli influencer pochi e costanti.

Lì il mercato inteso come offerta è tendenzialmente costituito da un numero finito di oggetti a prova di incognite. O che presto si rivelano tali.

Questa dinamica di conservazione nella società Paperopoli dà però buoni risultati in termini di soddisfazione individuale, e in giro c'è naturalmente poco malcontento.

Dove invece il malcontento dilaga - e solo quello che trova diretta espressione è in realtà misurabile, quindi siamo su un crinale molto amaro - l'idea di mercato di merci, di idee, di stili di vita chiuso è difficilmente ipotizzabile. Se il numero di oggetti finiti non risultano in quantitativi ben distribuiti di soddisfazione individuale, allora verranno spinti giù dalla bancarella - ossia tolti dal mercato.

E non c'è packaging, rebranding, partnership, re-positioning, digital marketing, mente-che-cancella che tenga. O si tiene il pesce avariato sul banco, con soddisfazione di uno o due venditori e magari del pesce stesso, ma scontentando milioni e milioni di Paperini oppure si delude un venditore impedendogli di chiudere un banco e aprirne un altro uguale sotto altro nome e si abbraccia l'interesse di tutti i paperi. E si decide che è tempo di nuovi oggetti, idee, stili di vita.

Che lo strumento delle "primarie", adottato con un certo piglio merceologico (come ognuno aveva la sua Spice preferita, anche qui in apparenza c'è da scegliere e c'è da identificarsi) debba pretendere il plauso chi non ha avuto la fortuna di nascere a Paperopoli non si capisce come sia possibile. E tutto pur di non aprire a nuovi marchi, nuove idee, nuove domande.

Che Antonio Di Pietro stia cercando una collocazione in giro, dopo aver saggiato l'impossibilità di alloggiare da Grillo, indirizzando con tutta la voce che gli resta i pochi fedelissimi da Vendola o da Bersani... (ma da Vendola o da Bersani?) per accumulare un credito e riguadagnare la bancarella è assurdo al di fuori di qualunque contesto che non si chiami Paperopoli. 

Che Berlusconi dichiari "alleanze" con Alfano, senza Alfano, poi con Casini, ma prima con sua figlia, in flash-back, in flash-forward, in flash-sideways è un rito popolare carnevalesco, non quello che "la gente vuole".

Chiunque vive in un luogo che ha anche solo più di un poliziotto, più di un strega, più di tre ladri o più di tre nipotini dovrebbe destinare alle dinamiche da paperi non più di un'oretta la domenica al parco. Mentre organizza rivoluzioni.

PS: Alla luce dello smarrimento odierno dei dipietristi e soprattutto della confluenza - forse già prevista - dei loro voti nel PD: perché Report ha sentito la necessità così impellente di affossare proprio ora l'IDV?  

 

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