mercoledì 5 dicembre 2012

Crozza ridens


Lo spettacolo triste dell'élite spaventata visto su Repubblica.it oggi o - per chi lo guarda - a Ballarò ieri sera fa piangere i neonati. 

Chi se lo aspettava da Crozza che per opportunità politica se la prendesse su commissione con gente normale, che addirittura rappresentasse - con cattiveria un po' meschina e facile - alcuni candidati alle parlamentarie di Grillo come degli sfigati che "non ci sanno fare"

Cosa teme davvero l'homo grillofobicus? Di quali pregiudizi nutre se stesso e la sua platea? Lo spiegasse una buona volta.

Le risate sopvraesposte e continue, sottofondo di sfottò banali e senza una causa hanno mostrato semplicemente che dietro al siparietto di Crozza (il più debole di sempre) c'era più metodo del solito.

Chi gli ha scritto il testo ha attinto a piene mani dalla bella tradizione del bullismo scolastico: prendere per il culo per motivi estetici, di censo o di stile linguistico, prima che prendano per il culo te. 

Insomma: che diavolo è stata questa pantomima anti-democratica? La disperazione dei cocchi della maestra di fronte a un primo strappo nel loro cielo di carta? 

PD, ma chi ti fornisce gli intellettuali e i comici? Perché anche le sorelle di Cenerentola sarebbero state più creative nel prendere di mira l'ultima arrivata.

Politici di professione, giorgiemeloni e paraculati vari se la ridevano in studio quasi a fatica, sforzandosi, come si vedeva fare negli anni Ottanta con chi non era paninaro o negli anni Quaranta con chi non aveva la bicicletta per andare a lavorare e le pezze al culo erano tutti cavoli suoi. Neanche i vitelloni della nostra dolce vita avrebbero avuto così poco stile e argomenti dietro a risate e ostentazione.

Risate finte e nervose di chi non si sente più al sicuro perché non sa se tra 6 mesi avrà ancora tutti gli enormi privilegi di cui ora dispone ordinati al loro posto, risate da cafoni di una volta che si danno di gomito nel loro salottino asfittico.

Che triste élitismo di accattoni, che spettacolo di chiuso provincialismo, di gente senza alcun merito pronta a difendere posizioni indifendibili prendendosi gioco di chi gliele insidia.

Ridano pure di felicità per sé e per tutto ciò che hanno avuto senza sforzo: sono figli del loro tempo, non del nostro.
E per fortuna il loro tempo è in scadenza.

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