sabato 5 gennaio 2013

Rivoluzione già vista

L'arancione va sempre bene: ad autunno fa autunno e d'estate fa estate, a primavera porta allegria, d'inverno energia, però non è quasi mai una novità, è pacifico e vitale, ma non è un colore di rottura o di coraggio. 

E la "rivoluzione civile" arancione di Ingroia, De Magistris e Di Pietro che cos'ha di nuovo rispetto alla decaduta Italia Dei Valori, a parte appunto il nome di Ingroia?
Dove si colloca qui la necessaria "discontinuità" che tutti invocano in questo periodo e che solo Grillo applica in abbondanza da anni? 

Quel che serve ora o mai più è una rottura forte nell'idea di partecipazione politica come siamo stati abituati a concepirla e una visione rivoluzionaria rispetto a paletti castali, visione che ci avevano convinto di non meritare.

Peccato quindi che un'iniziativa politica nuova debba brillare da subito per la mancanza di novità e che un movimento che si definisce "rivoluzione civile" sarà pure civile, ma per nulla rivoluzionario. 

Certo sempre meglio di Monti che, impassibile e perfino tagliente nelle sue risposte imparate a memoria (che sembra una scarsissima e impreparata imitazione dell'Andreotti sarcastico, meglio non ci provi neanche) o più spesso lette pari pari da fogli che si porta dietro, sta affossando il ceto medio

(Dimenticavo: ora si chiama ceto medio-basso, tra poco lanceranno una nuova espressione che non dia fastidio al bocconiano, chessò, ceto diversamente abbiente).

Comunque non si capisce cos'hanno gli arancioni di diverso da Italia Dei Valori. Dopo Di Pietro c'è stato De Magistris, dopo De Magistris la visibilità cade su Ingroia, ma nel complesso stiamo parlando sempre di un partito vecchio stile, con candidati vecchi e qualche candidato nuovo, scelto dalla dirigenza, a mo' di integratore vitaminico.

Che un intellettuale come Luciano Gallino (l'unico lucido, serio, illuminante analista della crisi: ricordiamo "Finanzcapitalismo" e "La lotta di classe dopo la lotta di classe", di cui riparleremo) abbia deciso di lasciare il movimento di Ingroia fa riflettere: la sostanziale non-novità dell'arancione si rivela ancora prima che il partito abbia preso forma compiuta. 

Forse perché la forma c'era già, era già pronta ed è cambiato solo il nome: a quanto pare questo si è visto già dai primi incontri. 

Trovarsi costretti a cambiare un ingrediente della torta per andare incontro al mercato che non comprava più la ricetta vecchia non è innovazione, è solo adattamento per non soccombere. 

Stiamo morendo di fame di democrazia, eppure a oggi tutti gli schieramenti cercano di rivenderti (o magari solo di prestarti) le loro solite torte rimaneggiate, fatte di bastoni e di carote: per ora solo il M5S ti insegna a farne una.



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